Cenci
Cenci
Creazione 2024_progetto vulnerabili 22.24
Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale, CTB-Centro Teatrale Bresciano, Sardegna Teatro, Scarti-Centro di Produzione, con il sostegno in residenza di creazione presso Teatro Akropolis, in collaborazione con I.I.C. Istituto Italiano di cultura di Marsiglia e Fundacja Teatr Wschodni di Lublino (progetto Boarding Pass Plus).
“Una storia siffatta, se narrata in modo tale da presentare tutti i sentimenti di coloro che l’hanno un tempo vissuta, le speranze e paure, le certezze e dubbi, le passioni e le convinzioni, vive all’interno e sopra di ciascuno di essi, eppure convergenti tutti verso un terribile epilogo, sarebbe come una luce che illumina alcuni degli abissi più oscuri e impenetrabili del cuore umano (…). Il più alto fine morale a cui si possa aspirare nel più elevato genere drammatico, è insegnare al cuore umano la conoscenza di sé stesso”.
Percy Bysshe Shelley.
11 settembre 1599, Roma. Beatrice Cenci, nobildonna appartenuta a una delle più influenti famiglie rinascimentali dell’epoca, viene giustiziata per parricidio, per essersi difesa dai ripetuti abusi di un padre violento e depravato dopo innumerevoli e ignorate richieste di aiuto. Vittima prima dei soprusi, poi della giustizia. Il processo spacca la città: “aver volontà di togliersi dall’ ingiustizia è delitto o justizia”? Il giorno dell’esecuzione Caravaggio e Artemisia Gentileschi assistono alla decapitazione; quell’immagine si imprime nel loro sguardo, è una discesa ripida nella carne che genera visioni.
Quel teatro della crudeltà è oggi per noi un attributo del concetto di verità. Cenci traccia una linea che attraverso i secoli giunge a noi sinistramente intatta nel suo nucleo primordiale, seppur mascherata dietro civili sembianze. Vi si denuncia l’anarchia del male, la responsabilità personale dell’ingiustizia che si propaga all’intera società, la religione come fondamento e condanna dell’edificio sociale del nostro Paese, così malato e bisognoso di laicità. Siamo spettatori di un “mancato rinascimento” che la storia dei Cenci concede di osservare con dolorosa complicità; uno specchio nostrano che racconta l’identità italiana ma che abbraccia anche un’identità europea sempre più categorica e dogmatica. Beatrice Cenci è oggi il simbolo di una vulnerabilità alla prepotenza del patriarcato imperante e dei modelli androcratici dominanti. Una donna del passato traccia il futuro. In questo nuovo viaggio teatrale siamo accompagnati da un custode, Antonin Artaud, teatrante, poeta, martire e visionario che ci sembra possa sovrapporsi a Beatrice Cenci, per tentare di congiungere arte e vita, corpo naturale e identità, per confondere i limiti, spostarli in avanti di continuo.
“Il corpo umano è un campo di battaglia dove sarebbe bene che noi ritornassimo. C’è ora il nulla, ora la morte, ora la putrefazione, ora la resurrezione”
Antonin Artaud
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Traduzione e riscrittura dall'opera di Shelley, Artaud, Stendhal e dagli atti del processo contro Beatrice Cenci a cura di Giorgia Cerruti e Davide Giglio
Regia_ Giorgia Cerruti
Con_ Davide Giglio, Francesco Pennacchia, Francesca Ziggiotti, Giorgia Cerruti
Visual Concept, Disegno luci_ Lucio Diana
Sound design, Composizione, Fonica_ Guglielmo Diana
Ideazione costumi_ Serena Trevisi Marceddu e Giorgia Cerruti
Realizzazione costumi_ Daniela Rostirolla
Tecnico luci_ Francesco Venturino
Organizzazione_ Emanuela Faiazza
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Contatti
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